Fa riflettere l’articolo di Ennio Cascetta, "I trasporti e lo spread ignorato”, pubblicato sul Mattino giovedì scorso 24 gennaio. Anzitutto apprendiamo che le famiglie italiane residenti nelle nostre città medie e grandi, spendono 1.500 euro all’anno in più delle famiglie europee (fonte non precisata). Eppure sappiamo che le tariffe di trasporto pubblico praticate nei Paesi vicini sono quasi sempre più alte che in Italia. Come si spiega dunque questo “spread ignorato” che grava sulle nostre spalle?
Cascetta lo dice con chiarezza: gli alti costi sostenuti dalle famiglie dipendono dall’inefficienza del sistema del trasporto pubblico italiano, che costringe all’uso del mezzo privato, a sostenere le spese di carburante e le altissime spese assicurative, a pagare un parcheggio e la gestione di auto e moto.
Ma non basta, il calcolo di 1.500 euro l’anno è probabilmente sottostimato, se consideriamo anche i costi provocati dall’inquinamento e dagli incidenti in termini di cure mediche e costi sociali collegati; le conseguenze provocate sul sistema economico dall’inaffidabilità di orari urbani ed extraurbani (per es. ferroviari) e dai costi del trasporto commerciale; la minore attrattività turistica e della qualità di vita delle nostre città.
Ecco dunque che per ciascuno di noi la spesa per il trasporto si fa ben più salata, a fronte di un servizio spesso pessimo, mentre tutti gli indicatori dimostrano che la domanda di mobilità aumenta costantemente, ed è percepita dai cittadini come un diritto fondamentale e irrinunciabile.
Quali rimedi? Cascetta osserva che la mobilità di famiglie e imprese è una delle priorità strategiche non solo per le città ma per tutto il Paese, ed invoca un piano nazionale, in grado di rimettere in moto gli investimenti nel settore, creare nuovi posti di lavoro e superare così, nell’arco di una ventina d’anni (realisticamente), le inefficienze di un sistema che ci pone molto lontani dal resto d’Europa. Ma chi dovrebbe gestire un tale piano nazionale? Un sistema politico dimostratosi finora largamente incapace e corrotto?
In particolare, per quanto riguarda la Campania, più che sulle infrastrutture (per es. nuove linee ferroviarie), occorrerebbe agire sulla solidità finanziaria delle aziende di trasporto (in perenne crisi di liquidità), sulla capacità di manutenzione costante di mezzi e strade, sul ricambio del materiale e l’innovazione tecnologica.
Ma soprattutto occorre puntare su una nuova classe dirigente. Ennio Cascetta ha avuto dei meriti, ma ha consegnato al suo successore un sistema fragile, che Sergio Vetrella ha portato in pochi anni al caos di questi mesi, costato carissimo ai cittadini e al sistema produttivo regionale. Fa un po’ sorridere, ora, alla vigilia delle elezioni, il proporsi del primo a governi futuri, e del secondo a poco credibile artefice di piani di rilancio.
Altri articoli sulla questione trasporti :
Giuseppe Guida, Trasporto pubblico da modello a disfatta, la Repubblica, edizione Napoli, 08.09.2011
Ennio Cascetta, Da Milano alla Campania il crac del trasporto locale: caos ogni giorno, Il Mattino, 22.12.2012
Trasporti, l'assessore regionale Vetrella: «Nuovi treni e biglietti in Campania», Il Mattino, 25.01.2013
Napoli, Anm in ginocchio: il gasolio è finito, gli autobus si fermano, Il Mattino, 31.01.2013
Cascetta lo dice con chiarezza: gli alti costi sostenuti dalle famiglie dipendono dall’inefficienza del sistema del trasporto pubblico italiano, che costringe all’uso del mezzo privato, a sostenere le spese di carburante e le altissime spese assicurative, a pagare un parcheggio e la gestione di auto e moto.
Ma non basta, il calcolo di 1.500 euro l’anno è probabilmente sottostimato, se consideriamo anche i costi provocati dall’inquinamento e dagli incidenti in termini di cure mediche e costi sociali collegati; le conseguenze provocate sul sistema economico dall’inaffidabilità di orari urbani ed extraurbani (per es. ferroviari) e dai costi del trasporto commerciale; la minore attrattività turistica e della qualità di vita delle nostre città.
Ecco dunque che per ciascuno di noi la spesa per il trasporto si fa ben più salata, a fronte di un servizio spesso pessimo, mentre tutti gli indicatori dimostrano che la domanda di mobilità aumenta costantemente, ed è percepita dai cittadini come un diritto fondamentale e irrinunciabile.
Quali rimedi? Cascetta osserva che la mobilità di famiglie e imprese è una delle priorità strategiche non solo per le città ma per tutto il Paese, ed invoca un piano nazionale, in grado di rimettere in moto gli investimenti nel settore, creare nuovi posti di lavoro e superare così, nell’arco di una ventina d’anni (realisticamente), le inefficienze di un sistema che ci pone molto lontani dal resto d’Europa. Ma chi dovrebbe gestire un tale piano nazionale? Un sistema politico dimostratosi finora largamente incapace e corrotto?
In particolare, per quanto riguarda la Campania, più che sulle infrastrutture (per es. nuove linee ferroviarie), occorrerebbe agire sulla solidità finanziaria delle aziende di trasporto (in perenne crisi di liquidità), sulla capacità di manutenzione costante di mezzi e strade, sul ricambio del materiale e l’innovazione tecnologica.
Ma soprattutto occorre puntare su una nuova classe dirigente. Ennio Cascetta ha avuto dei meriti, ma ha consegnato al suo successore un sistema fragile, che Sergio Vetrella ha portato in pochi anni al caos di questi mesi, costato carissimo ai cittadini e al sistema produttivo regionale. Fa un po’ sorridere, ora, alla vigilia delle elezioni, il proporsi del primo a governi futuri, e del secondo a poco credibile artefice di piani di rilancio.
Altri articoli sulla questione trasporti :
Giuseppe Guida, Trasporto pubblico da modello a disfatta, la Repubblica, edizione Napoli, 08.09.2011
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Trasporti, l'assessore regionale Vetrella: «Nuovi treni e biglietti in Campania», Il Mattino, 25.01.2013
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