LETTERA COMPLETA
L'attuale mancanza di definizione e identità del lungomare liberato dalle auto nasce dall'evidente contraddizione di una grande strada non più utilizzata come tale. L'effetto è simile a quello di un "terrain vague", di uno spazio in disuso dove spesso nelle città si ospitano i tendoni dei circhi, e non a caso a prevalere in questo momento è proprio la tendenza ad accogliere disordinatamente attività ambulanti e provvisorie di vario genere. Con la differenza che qui siamo di fronte allo spazio più rappresentativo di Napoli e del suo splendido paesaggio.
Occorre dunque un progetto complessivo di reinterpretazione e trasformazione del lungomare, che non è cosa da poco e che merita tempi adeguati di riflessione ed elaborazione.
Esclusa ragionevolmente la rimozione della colmata su cui il lungomare giace, e la ricostituzione della spiaggia di una volta, l'ipotesi già venuta in luce è quella di un'estensione del parco pubblico verso mare, facendo però attenzione a non snaturare l'identità e unitarietà storica della Villa Comunale. In questo senso ricordiamo gli esiti del concorso bandito nel 1998 oppure la recente proposta di progettazione partecipata Eco Green.
All'ipotesi di eliminazione di via Caracciolo tuttavia si opposero già nel 1998 intellettuali come Renato De Fusco, Aldo Loris Rossi, Massimo Rosi, Michele Serio, Giulio Pane e perfino Bruno Zevi, i quali sostennero, come ribadito poche settimane fa da Gerardo Mazziotti, che "la sciagurata idea avrebbe distrutto l’immagine del lungomare più celebrato del mondo".
Certo nulla è tabù, ma la questione dovrebbe essere affrontata con la massima qualità e trasparenza, magari attraverso un concorso internazionale di idee che si giovi anche dei suggerimenti e desiderata dei cittadini napoletani.
Esiste infine, nell'immediato, un'alternativa al "terrain vague" stile luna park. Essa consiste nel deciso allargamento del marciapiede lato mare, che consentirebbe di confermare il carattere di passeggiata del lungomare, sia per i pedoni che per i ciclisti in spazi distinti, con l'eventuale aggiunta di elementi di arredo urbano (panchine, nuova illuminazione, wifi, ecc).
Si potrebbero inoltre conservare due corsie riservate a mezzi cui imporre la velocità massima di 30 km/h, come bus e taxi elettrici, bus turistici e perfino le caratteristiche carrozzelle napoletane.
Questa soluzione avrebbe numerosi vantaggi. Anzitutto quello di ordinare e articolare ciò che ora appare caotico e informe; sarebbe realizzabile rapidamente, con poca spesa e politicamente difendibile dalla Giunta perché sarebbe ancora un lungomare liberato dalle auto. Infine sarebbe comunque facilmente chiuso al traffico in occasione di eventi o installazioni particolari.
L'attuale mancanza di definizione e identità del lungomare liberato dalle auto nasce dall'evidente contraddizione di una grande strada non più utilizzata come tale. L'effetto è simile a quello di un "terrain vague", di uno spazio in disuso dove spesso nelle città si ospitano i tendoni dei circhi, e non a caso a prevalere in questo momento è proprio la tendenza ad accogliere disordinatamente attività ambulanti e provvisorie di vario genere. Con la differenza che qui siamo di fronte allo spazio più rappresentativo di Napoli e del suo splendido paesaggio.
Occorre dunque un progetto complessivo di reinterpretazione e trasformazione del lungomare, che non è cosa da poco e che merita tempi adeguati di riflessione ed elaborazione.
Esclusa ragionevolmente la rimozione della colmata su cui il lungomare giace, e la ricostituzione della spiaggia di una volta, l'ipotesi già venuta in luce è quella di un'estensione del parco pubblico verso mare, facendo però attenzione a non snaturare l'identità e unitarietà storica della Villa Comunale. In questo senso ricordiamo gli esiti del concorso bandito nel 1998 oppure la recente proposta di progettazione partecipata Eco Green.
All'ipotesi di eliminazione di via Caracciolo tuttavia si opposero già nel 1998 intellettuali come Renato De Fusco, Aldo Loris Rossi, Massimo Rosi, Michele Serio, Giulio Pane e perfino Bruno Zevi, i quali sostennero, come ribadito poche settimane fa da Gerardo Mazziotti, che "la sciagurata idea avrebbe distrutto l’immagine del lungomare più celebrato del mondo".
Certo nulla è tabù, ma la questione dovrebbe essere affrontata con la massima qualità e trasparenza, magari attraverso un concorso internazionale di idee che si giovi anche dei suggerimenti e desiderata dei cittadini napoletani.
Esiste infine, nell'immediato, un'alternativa al "terrain vague" stile luna park. Essa consiste nel deciso allargamento del marciapiede lato mare, che consentirebbe di confermare il carattere di passeggiata del lungomare, sia per i pedoni che per i ciclisti in spazi distinti, con l'eventuale aggiunta di elementi di arredo urbano (panchine, nuova illuminazione, wifi, ecc).
Si potrebbero inoltre conservare due corsie riservate a mezzi cui imporre la velocità massima di 30 km/h, come bus e taxi elettrici, bus turistici e perfino le caratteristiche carrozzelle napoletane.
Questa soluzione avrebbe numerosi vantaggi. Anzitutto quello di ordinare e articolare ciò che ora appare caotico e informe; sarebbe realizzabile rapidamente, con poca spesa e politicamente difendibile dalla Giunta perché sarebbe ancora un lungomare liberato dalle auto. Infine sarebbe comunque facilmente chiuso al traffico in occasione di eventi o installazioni particolari.