Dopo i cortei molto partecipati che hanno attraversato la Terra dei Fuochi nelle scorse settimane e la manifestazione di sabato 26 ottobre a Napoli, mentre si prepara sempre a Napoli il nuovo atteso appuntamento di piazza del 16 novembre, si avverte fortemente l'esigenza di superare le divisioni e di cominciare a ragionare in termini di proposta oltre che di protesta.
Anzitutto, non bisogna mancare l'obiettivo di portare al centro dell'attenzione nazionale questa devastante tragedia ambientale e umana degli sversamenti di rifiuti di tutti i tipi e roghi tossici quotidiani in quella che un tempo fu Campania Felix. In questo senso tutti indistintamente abbiamo il dovere di non restare indifferenti, di dire basta e di pretendere una soluzione convincente del problema.
Da più parti si è sottolineato che procedere in ordine sparso, con provvedimenti estemporanei e non coordinati, non aiuti nella ricerca di soluzioni adeguate ad un problema così complesso. Occorre quindi affrontare la questione da diversi punti di vista, simultaneamente, e con l'aiuto dei molteplici soggetti che hanno studiato e combattuto in questi anni lo scempio perpetrato in Campania.
Su alcuni punti essenziali esiste oggi un'ampia convergenza tra associazioni, comitati, esperti e cittadini informati, che oggi non possono più essere ignorati, e a cui anzi deve essere consentito di esercitare forme di controllo e verifica sulle azioni da intraprendere. Ecco i punti.
1. Propedeutica a qualsiasi altra iniziativa è la necessità di fermare immediatamente gli sversamenti abusivi e i roghi. Per riuscire in questo intento è indispensabile un efficace sistema di monitoraggio del territorio, costituito da uomini e tecnologie. Queste ultime possono essere satellitari combinate con altre più tradizionali, come le segnalazioni dei cittadini attraverso software dedicati o numero verde, una rete intelligente di video-sorveglianza, e soprattutto l'osservazione diretta e itinerante da parte di chi è poi tenuto ad intervenire.
2. Il monitoraggio servirebbe a poco senza una forza di pronto intervento in grado di raccogliere le segnalazioni e di agire immediatamente, con i poteri di arrestare i responsabili, fermare gli sversamenti, spegnere i roghi, rimuovere i resti e mettere in sicurezza le aree colpite, prima delle eventuali bonifiche. Potrebbe trattarsi di una direzione inter-forze, cioè del coordinamento dei corpi di polizia e pronto intervento esistenti (vigili del fuoco, protezione civile, guardia forestale). Ma meglio sarebbe la costituzione di una task force specificamente dedicata ai compiti di prevenzione, interdizione e repressione richiesti dalla Terra dei Fuochi, con poteri, mezzi e personale adeguati.
3. Il fenomeno dello sversamento illecito di rifiuti non è alimentato solo dalla criminalità organizzata ma anche da quanti, singoli o aziende, preferiscono scaricare ai margini delle strade o nelle campagne i loro rifiuti urbani o speciali, come residui edilizi, pneumatici o scarti di lavorazioni industriali. È dunque necessario rafforzare tutte le misure volte a incentivare lo smaltimento a impianti autorizzati, azzerando i costi e le formalità richieste per i conferimenti. Nello stesso senso va anche la perfetta efficienza della rete di raccolta e depurazione dei reflui agricoli, urbani e industriali.
4. Il trattamento dei siti inquinati deve essere verificato caso per caso. Se in molti di essi è sufficiente la rimozione dei rifiuti o dei resti dei roghi, in altri è necessario andare molto più in profondità e procedere a vere e proprie bonifiche. È opinione diffusa che in alcuni casi neanche le bonifiche siano più possibili e si possa solo cercare di mettere in sicurezza il territorio. Per effettuare queste valutazioni è necessario anzitutto disporre di una mappa aggiornata dei siti pericolosi ed effettuare le opportune analisi per accertare gli inquinanti presenti e con quali tecniche intervenire in tempi rapidi (laddove invece oggi le "caratterizzazioni" richiedono spesso tempi lunghissimi). La distinzione tra operazioni leggere e bonifiche più complesse, ma anche la gestione tecnica e amministrativa di queste ultime, deve essere posta in capo ad un soggetto di assoluto rigore scientifico e morale. Per quanto invece riguarda il reperimento dei fondi, deve valere il principio del "chi inquina paga", quindi i risarcimenti dei responsabili e i beni confiscati alla criminalità organizzata.
5. Nelle bonifiche sono adottate le tecniche più innovative di bio-remediation e di ripristino ecologico dei suoli e delle falde. Se non è possibile ritornare subito alle coltivazioni per usi alimentari si possono prevedere colture alternative (ad esclusione delle biomasse combustibili) che continuano l'opera di depurazione, come la canapa, il floro-vivaismo o la pura sistemazione paesaggistica. Ciò anche con la collaborazione della facoltà di Agraria di Portici e con incentivi agli agricoltori.
6. Il significativo aumento delle patologie tumorali e delle malattie di origine o concausa ambientale richiede la messa in campo, da parte delle autorità sanitarie nazionali e locali, di sostanziose misure per la conoscenza, la prevenzione e la cura delle popolazioni più esposte all'inquinamento di terra, acqua e aria nella Terra dei Fuochi: analisi epidemiologiche costanti per verificare le patologie in crescita; screening preventivo di massa e supporto sanitario specifico alle popolazioni interessate; analisi ed eventuale divieto di cibi prodotti in determinate aree; altre azioni di contenimento del danno.
7. Trasformare le azioni contro l'ambiente da illeciti amministrativi in reati penali è un'altra delle misure indispensabili da intraprendere. Il ministero dell'Ambiente ha preparato un provvedimento di legge che prevede pene da 2 a 5 anni per chi scarica rifiuti in luoghi non autorizzati (anche un frigorifero), e da 3 a 6 anni se si tratta di rifiuti pericolosi. Sono inoltre disposti il sequestro dei mezzi di trasporto e delle aree interessate se appartenenti all'autore del reato, con obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi. La norma è prevista per una durata biennale solo in Campania: non bisogna ritenerla sufficiente da sola a stroncare i fenomeni di sversamenti e roghi senza adeguati strumenti di sorveglianza e pronto intervento.
8. Non vi può essere pieno successo delle iniziative per la Terra dei Fuochi - bisogna comprenderlo con chiarezza - senza la partecipazione attiva delle popolazioni interessate e di tutti i cittadini della Campania. Anzitutto, ampia e comprensibile informazione sulle attività messe in campo, ma soprattutto predisposizione di forme di accesso e verifica costante da parte dei cittadini sulle procedure, le azioni e i risultati raggiunti. Altre iniziative di sensibilizzazione ambientale dei giovani e di promozione dell'industria locale in un distretto eco-sostenibile per il recupero totale della materia sarebbero ugualmente importanti.
I punti che precedono possono essere oggetto di provvedimenti separati ma meglio sarebbe se fossero affrontati tutti insieme con una legge-quadro (non una legge speciale) per un programma almeno decennale di interventi. Anche questo gioverebbe alla chiarezza e alla credibilità complessiva di quanto c'è da fare.
Anzitutto, non bisogna mancare l'obiettivo di portare al centro dell'attenzione nazionale questa devastante tragedia ambientale e umana degli sversamenti di rifiuti di tutti i tipi e roghi tossici quotidiani in quella che un tempo fu Campania Felix. In questo senso tutti indistintamente abbiamo il dovere di non restare indifferenti, di dire basta e di pretendere una soluzione convincente del problema.
Da più parti si è sottolineato che procedere in ordine sparso, con provvedimenti estemporanei e non coordinati, non aiuti nella ricerca di soluzioni adeguate ad un problema così complesso. Occorre quindi affrontare la questione da diversi punti di vista, simultaneamente, e con l'aiuto dei molteplici soggetti che hanno studiato e combattuto in questi anni lo scempio perpetrato in Campania.
Su alcuni punti essenziali esiste oggi un'ampia convergenza tra associazioni, comitati, esperti e cittadini informati, che oggi non possono più essere ignorati, e a cui anzi deve essere consentito di esercitare forme di controllo e verifica sulle azioni da intraprendere. Ecco i punti.
1. Propedeutica a qualsiasi altra iniziativa è la necessità di fermare immediatamente gli sversamenti abusivi e i roghi. Per riuscire in questo intento è indispensabile un efficace sistema di monitoraggio del territorio, costituito da uomini e tecnologie. Queste ultime possono essere satellitari combinate con altre più tradizionali, come le segnalazioni dei cittadini attraverso software dedicati o numero verde, una rete intelligente di video-sorveglianza, e soprattutto l'osservazione diretta e itinerante da parte di chi è poi tenuto ad intervenire.
2. Il monitoraggio servirebbe a poco senza una forza di pronto intervento in grado di raccogliere le segnalazioni e di agire immediatamente, con i poteri di arrestare i responsabili, fermare gli sversamenti, spegnere i roghi, rimuovere i resti e mettere in sicurezza le aree colpite, prima delle eventuali bonifiche. Potrebbe trattarsi di una direzione inter-forze, cioè del coordinamento dei corpi di polizia e pronto intervento esistenti (vigili del fuoco, protezione civile, guardia forestale). Ma meglio sarebbe la costituzione di una task force specificamente dedicata ai compiti di prevenzione, interdizione e repressione richiesti dalla Terra dei Fuochi, con poteri, mezzi e personale adeguati.
3. Il fenomeno dello sversamento illecito di rifiuti non è alimentato solo dalla criminalità organizzata ma anche da quanti, singoli o aziende, preferiscono scaricare ai margini delle strade o nelle campagne i loro rifiuti urbani o speciali, come residui edilizi, pneumatici o scarti di lavorazioni industriali. È dunque necessario rafforzare tutte le misure volte a incentivare lo smaltimento a impianti autorizzati, azzerando i costi e le formalità richieste per i conferimenti. Nello stesso senso va anche la perfetta efficienza della rete di raccolta e depurazione dei reflui agricoli, urbani e industriali.
4. Il trattamento dei siti inquinati deve essere verificato caso per caso. Se in molti di essi è sufficiente la rimozione dei rifiuti o dei resti dei roghi, in altri è necessario andare molto più in profondità e procedere a vere e proprie bonifiche. È opinione diffusa che in alcuni casi neanche le bonifiche siano più possibili e si possa solo cercare di mettere in sicurezza il territorio. Per effettuare queste valutazioni è necessario anzitutto disporre di una mappa aggiornata dei siti pericolosi ed effettuare le opportune analisi per accertare gli inquinanti presenti e con quali tecniche intervenire in tempi rapidi (laddove invece oggi le "caratterizzazioni" richiedono spesso tempi lunghissimi). La distinzione tra operazioni leggere e bonifiche più complesse, ma anche la gestione tecnica e amministrativa di queste ultime, deve essere posta in capo ad un soggetto di assoluto rigore scientifico e morale. Per quanto invece riguarda il reperimento dei fondi, deve valere il principio del "chi inquina paga", quindi i risarcimenti dei responsabili e i beni confiscati alla criminalità organizzata.
5. Nelle bonifiche sono adottate le tecniche più innovative di bio-remediation e di ripristino ecologico dei suoli e delle falde. Se non è possibile ritornare subito alle coltivazioni per usi alimentari si possono prevedere colture alternative (ad esclusione delle biomasse combustibili) che continuano l'opera di depurazione, come la canapa, il floro-vivaismo o la pura sistemazione paesaggistica. Ciò anche con la collaborazione della facoltà di Agraria di Portici e con incentivi agli agricoltori.
6. Il significativo aumento delle patologie tumorali e delle malattie di origine o concausa ambientale richiede la messa in campo, da parte delle autorità sanitarie nazionali e locali, di sostanziose misure per la conoscenza, la prevenzione e la cura delle popolazioni più esposte all'inquinamento di terra, acqua e aria nella Terra dei Fuochi: analisi epidemiologiche costanti per verificare le patologie in crescita; screening preventivo di massa e supporto sanitario specifico alle popolazioni interessate; analisi ed eventuale divieto di cibi prodotti in determinate aree; altre azioni di contenimento del danno.
7. Trasformare le azioni contro l'ambiente da illeciti amministrativi in reati penali è un'altra delle misure indispensabili da intraprendere. Il ministero dell'Ambiente ha preparato un provvedimento di legge che prevede pene da 2 a 5 anni per chi scarica rifiuti in luoghi non autorizzati (anche un frigorifero), e da 3 a 6 anni se si tratta di rifiuti pericolosi. Sono inoltre disposti il sequestro dei mezzi di trasporto e delle aree interessate se appartenenti all'autore del reato, con obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi. La norma è prevista per una durata biennale solo in Campania: non bisogna ritenerla sufficiente da sola a stroncare i fenomeni di sversamenti e roghi senza adeguati strumenti di sorveglianza e pronto intervento.
8. Non vi può essere pieno successo delle iniziative per la Terra dei Fuochi - bisogna comprenderlo con chiarezza - senza la partecipazione attiva delle popolazioni interessate e di tutti i cittadini della Campania. Anzitutto, ampia e comprensibile informazione sulle attività messe in campo, ma soprattutto predisposizione di forme di accesso e verifica costante da parte dei cittadini sulle procedure, le azioni e i risultati raggiunti. Altre iniziative di sensibilizzazione ambientale dei giovani e di promozione dell'industria locale in un distretto eco-sostenibile per il recupero totale della materia sarebbero ugualmente importanti.
I punti che precedono possono essere oggetto di provvedimenti separati ma meglio sarebbe se fossero affrontati tutti insieme con una legge-quadro (non una legge speciale) per un programma almeno decennale di interventi. Anche questo gioverebbe alla chiarezza e alla credibilità complessiva di quanto c'è da fare.