Maurizio Russo, Il progetto urbano nella città contemporanea, Clean edizioni, Napoli, 2011 (con una nota introduttiva di Oriol Bohigas)
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Quarta di copertina
Il gioco di parole nella lingua francese del termine “disegno” tra “dessin” e “dessein”, il primo inteso nel senso di “rappresentazione”, “figurazione”, il secondo in quello di “proposito” o “programma”, consente di comprendere il doppio significato dell’espressione “progetto urbano”. Esso può infatti designare una visione strategica della città nel suo complesso e, nello stesso tempo, l’azione concreta di trasformazione di parti urbane delimitate. La continua oscillazione del “projet urbain” da un significato all’altro sottolinea la relazione indissolubile tra questi due aspetti del discorso urbanistico.
Lo studio comparato di numerose esperienze urbane, in particolare quelle di Helsinki, Zurigo, Bilbao, Sesto San Giovanni e Reggio Emilia, dimostra che il “progetto urbano” nel suo doppio significato non è solo un’utilissima chiave di lettura ma si profila come modello generale di rappresentazione e costruzione della città contemporanea. In quest’ottica è analizzato il processo di trasformazione della città di Salerno, avviato oltre 15 anni fa dal sindaco Vincenzo De Luca e dall’urbanista catalano Oriol Bohigas sulla base di un programma politico strategico (dessein) attuato attraverso progetti urbani (dessins) precisamente delimitati, e subito avviati a realizzazione.
Questa concezione del progetto urbano tra visione globale e trasformazione locale è tradotta nei termini giuridici appropriati di un nuovo “piano urbanistico generale”, in stretto rapporto con le proposte attuali di riforma della disciplina in Italia. Il volume si chiude con l’indicazione di alcuni “doveri”, o buoni principi urbanistici, desunti dall’intero percorso di ricerca, che sembrano i più adatti e condivisi per il governo delle città attuali.
Il gioco di parole nella lingua francese del termine “disegno” tra “dessin” e “dessein”, il primo inteso nel senso di “rappresentazione”, “figurazione”, il secondo in quello di “proposito” o “programma”, consente di comprendere il doppio significato dell’espressione “progetto urbano”. Esso può infatti designare una visione strategica della città nel suo complesso e, nello stesso tempo, l’azione concreta di trasformazione di parti urbane delimitate. La continua oscillazione del “projet urbain” da un significato all’altro sottolinea la relazione indissolubile tra questi due aspetti del discorso urbanistico.
Lo studio comparato di numerose esperienze urbane, in particolare quelle di Helsinki, Zurigo, Bilbao, Sesto San Giovanni e Reggio Emilia, dimostra che il “progetto urbano” nel suo doppio significato non è solo un’utilissima chiave di lettura ma si profila come modello generale di rappresentazione e costruzione della città contemporanea. In quest’ottica è analizzato il processo di trasformazione della città di Salerno, avviato oltre 15 anni fa dal sindaco Vincenzo De Luca e dall’urbanista catalano Oriol Bohigas sulla base di un programma politico strategico (dessein) attuato attraverso progetti urbani (dessins) precisamente delimitati, e subito avviati a realizzazione.
Questa concezione del progetto urbano tra visione globale e trasformazione locale è tradotta nei termini giuridici appropriati di un nuovo “piano urbanistico generale”, in stretto rapporto con le proposte attuali di riforma della disciplina in Italia. Il volume si chiude con l’indicazione di alcuni “doveri”, o buoni principi urbanistici, desunti dall’intero percorso di ricerca, che sembrano i più adatti e condivisi per il governo delle città attuali.
Maurizio Russo: "L'urbanistica come professione di impegno civile"
Maurizio Russo è nato a Napoli. È dottore di ricerca in Architettura all’Università di Ginevra (Unige) e dottore in Sociologia all’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Ha pubblicato i volumi “Wim Wenders, percezione visiva e conoscenza” (Le Mani Edizioni, Recco, 1997) e “I piani regolatori di Napoli. Verso uno sviluppo urbano sostenibile” (Tullio Pironti Editore, Napoli, 2001). Ha inoltre curato traduzione e presentazione del volume di François Ascher (Grand Prix de l’Urbanisme 2009), “I nuovi principi dell’urbanistica” (Tullio Pironti Editore, Napoli, 2007). Ha pubblicato un lungo saggio sulle migliori pratiche urbanistiche europee degli ultimi anni (in francese, inglese e italiano) sulla rivista internazionale di architettura le carré bleu (n. 3-4/2009). Con l'articolo dal titolo "Il progetto urbano per l'urbanistica sostenibile", apparso sulla rivista Urbanistica Informazioni (n. 233-234/2010), vince la prima edizione del premio Letteratura Urbanistica (sezione articoli su rivista) nel 2012, promosso dall'Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).
Dal 2005, a seguito di concorso pubblico, è funzionario Project Manager per lo sviluppo locale della Regione Campania. È inoltre giornalista pubblicista dal 1990. Negli ultimi anni è intervenuto su questioni di carattere urbano e territoriale sulle pagine della cronaca di Napoli del quotidiano la Repubblica.
Da molti anni mi occupo attivamente di questioni urbane e territoriali. L'urbanistica, in particolare, è stata per me una grande scoperta intellettuale: un'espressione di impegno civile oltre che professionale.
Dapprima mi sono interessato al rapporto tra cinema e città, attraverso autori come Eric Rohmer e Martin Scorsese. In seguito è stato Wim Wenders, con il film Lisbon Story, ad attirare la mia attenzione sulle problematiche dell'osservazione artistica delle città e del paesaggio, e più in generale sull'attività del "vedere". Ne è scaturito il volume Wim Wenders, percezione visiva e conoscenza (1997), un viaggio affascinante tra fisiologia della visione e formazione di nuove idee che ha rafforzato il mio interesse per lo studio della forma urbana.
Erano gli anni in cui si discuteva del nuovo piano regolatore di Napoli. Per il neonato Corriere del Mezzogiorno (inserto campano del Corriere della Sera) mi sono occupato della trasformazione delle aree siderurgiche di Bagnoli e della salvaguardia di alcuni elementi di archeologia industriale, contro la logica della "tabula rasa". A quest'epoca risale il volume I piani regolatori di Napoli. Verso uno sviluppo urbano sostenibile (2001), in cui tracciavo una storia dell'urbanistica napoletana dal '600 all'ultimo PRG, e proponevo l'obiettivo strategico di "Napoli città della conoscenza e della creatività". In esso mi chiedevo inoltre come introdurre nell'urbanistica tradizionale il tema emergente della sostenibilità.
A questa questione ho dato una risposta compiuta solo 10 anni dopo, con il libro in uscita nelle librerie a settembre 2011, Il progetto urbano nella città contemporanea, frutto di un lungo e sorprendente percorso di ricerca.
Alla fine degli anni '90 intraprendo un diploma di specializzazione in Urbanistica all'Università di Ginevra, seguito da un dottorato presso la stessa Università, concluso nel settembre 2008. E' in questo contesto che entro in contatto con il concetto e il metodo del "progetto urbano", prevalente in Europa, trasposto da Barcellona a Salerno dal grande Oriol Bohigas.
Arrivo ben presto alla conclusione che attraverso il progetto urbano è possibile tentare di rinnovare l'urbanistica italiana, ormai sclerotizzata e languente da molti anni. Non solo il progetto urbano si rileva lo strumento più idoneo ad integrare nell'urbanistica i temi della sostenibilità. Esso consente anche di dare una nuova profondità all'azione di governo delle città, tra visione globale e trasformazione locale, tra grandi politiche di sviluppo e cura per la qualità del dettaglio.
Il libro è diviso in due parti, che tuttavia sono sempre in relazione tra loro: nella prima parte è affrontato il progetto urbano come "piano strategico" o "projet de ville"; nella seconda il progetto urbano è invece considerato come intervento di trasformazione su parti urbane delimitate. L'obiettivo di rendere operativi e interagenti questi due aspetti indissolubili del discorso urbanistico è il compito di una riforma dell'urbanistica in Italia, in gestazione almeno dal 1995. Un grande cambiamento culturale che urge portare a termine, per il bene delle nostre città, dei nostri territori e delle generazioni future. Il volume si conclude con alcuni buoni principi urbanistici per il governo della città contemporanea.
Dal 2005, a seguito di concorso pubblico, è funzionario Project Manager per lo sviluppo locale della Regione Campania. È inoltre giornalista pubblicista dal 1990. Negli ultimi anni è intervenuto su questioni di carattere urbano e territoriale sulle pagine della cronaca di Napoli del quotidiano la Repubblica.
Da molti anni mi occupo attivamente di questioni urbane e territoriali. L'urbanistica, in particolare, è stata per me una grande scoperta intellettuale: un'espressione di impegno civile oltre che professionale.
Dapprima mi sono interessato al rapporto tra cinema e città, attraverso autori come Eric Rohmer e Martin Scorsese. In seguito è stato Wim Wenders, con il film Lisbon Story, ad attirare la mia attenzione sulle problematiche dell'osservazione artistica delle città e del paesaggio, e più in generale sull'attività del "vedere". Ne è scaturito il volume Wim Wenders, percezione visiva e conoscenza (1997), un viaggio affascinante tra fisiologia della visione e formazione di nuove idee che ha rafforzato il mio interesse per lo studio della forma urbana.
Erano gli anni in cui si discuteva del nuovo piano regolatore di Napoli. Per il neonato Corriere del Mezzogiorno (inserto campano del Corriere della Sera) mi sono occupato della trasformazione delle aree siderurgiche di Bagnoli e della salvaguardia di alcuni elementi di archeologia industriale, contro la logica della "tabula rasa". A quest'epoca risale il volume I piani regolatori di Napoli. Verso uno sviluppo urbano sostenibile (2001), in cui tracciavo una storia dell'urbanistica napoletana dal '600 all'ultimo PRG, e proponevo l'obiettivo strategico di "Napoli città della conoscenza e della creatività". In esso mi chiedevo inoltre come introdurre nell'urbanistica tradizionale il tema emergente della sostenibilità.
A questa questione ho dato una risposta compiuta solo 10 anni dopo, con il libro in uscita nelle librerie a settembre 2011, Il progetto urbano nella città contemporanea, frutto di un lungo e sorprendente percorso di ricerca.
Alla fine degli anni '90 intraprendo un diploma di specializzazione in Urbanistica all'Università di Ginevra, seguito da un dottorato presso la stessa Università, concluso nel settembre 2008. E' in questo contesto che entro in contatto con il concetto e il metodo del "progetto urbano", prevalente in Europa, trasposto da Barcellona a Salerno dal grande Oriol Bohigas.
Arrivo ben presto alla conclusione che attraverso il progetto urbano è possibile tentare di rinnovare l'urbanistica italiana, ormai sclerotizzata e languente da molti anni. Non solo il progetto urbano si rileva lo strumento più idoneo ad integrare nell'urbanistica i temi della sostenibilità. Esso consente anche di dare una nuova profondità all'azione di governo delle città, tra visione globale e trasformazione locale, tra grandi politiche di sviluppo e cura per la qualità del dettaglio.
Il libro è diviso in due parti, che tuttavia sono sempre in relazione tra loro: nella prima parte è affrontato il progetto urbano come "piano strategico" o "projet de ville"; nella seconda il progetto urbano è invece considerato come intervento di trasformazione su parti urbane delimitate. L'obiettivo di rendere operativi e interagenti questi due aspetti indissolubili del discorso urbanistico è il compito di una riforma dell'urbanistica in Italia, in gestazione almeno dal 1995. Un grande cambiamento culturale che urge portare a termine, per il bene delle nostre città, dei nostri territori e delle generazioni future. Il volume si conclude con alcuni buoni principi urbanistici per il governo della città contemporanea.
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