TESTO APPARSO SU REPUBBLICA NAPOLI IL 28.11.2014
Il decreto "Sblocca Italia" appena convertito in legge al Senato con le modifiche apportate dalla Camera, nella parte relativa alla riqualificazione di Bagnoli, consente al Comune di Napoli di presentare proposte consultive per il programma di rigenerazione urbana da attuare nell'area. Si tratta evidentemente di un ruolo molto modesto riservato al Comune, che rende assai debole la posizione dell'amministrazione e dei cittadini napoletani nelle scelte che saranno poste in essere per il futuro di una parte strategica della città e dell'area metropolitana. Debolezza aggravata dal fatto che non è stata elaborata nel tempo un'immagine forte e condivisa delle scelte concrete da compiere finalmente per l'area di Coroglio.
Questo limite di confronto, il non aver maturato in modo diffuso e consensuale una visione di futuro per questa parte della città, pesa oggi come un macigno di fronte al precipitare delle procedure e dei tempi di intervento prefigurati dal decreto (ora legge) Sblocca Italia. Il rischio è che i napoletani - e le istituzioni che li rappresentano - siano non solo espropriati del ruolo di primi attori della trasformazione, ma anche della possibilità di incidere sul progetto che sarà realizzato. Sarebbe dunque opportuno mettere in campo quanto prima un evento di comunicazione e consultazione per chiedere ai napoletani cosa desiderano si faccia a Bagnoli, di deciderlo a maggioranza e di far valere questa volontà con il Governo nell'applicazione del decreto convertito. Ciò consentirebbe anche di dare una guida alle bonifiche preliminari da realizzare e alla progettualità diffusa espressa da associazioni e società civile, già fortemente attiva.
Dunque, quali contenuti urbani e quali caratteri imprimere alla riqualificazione di Bagnoli? Non c'è dubbio che uno dei gravi limiti di gestione politico-urbanistica della vicenda ex Ilva, in questi vent'anni, è stata l'impostazione tecnicistica e verticistica delle modalità di intervento, quasi sempre relegate nei termini astratti delle misure, degli indici e dei parametri ammessi dal piano regolatore - discussione incomprensibile ai più - e mai affrontate dal punto di vista delle esigenze urbane, ed eventualmente metropolitane, che a Bagnoli possono trovare una risposta.
Per dare la parola ai napoletani è tuttavia necessario provare prima a chiarire quali siano le principali opzioni in campo, per semplificare il più possibile il quadro delle alternative tra cui scegliere.
Tra le varie ipotesi di cui si è discusso in questi anni, e che appare oggi pienamente acquisita, vi è l'idea di un equilibrio di funzioni diverse per Bagnoli, ovvero di non creare un nuovo quartiere monofunzionale ma un ambiente ricco di stimoli e attività differenti, e che possa vivere per tutto l'arco della giornata. Ciò è giustificato da quanto già esiste: patrimonio culturale e paesaggistico, tradizione produttiva, servizi terziari e ricerca, attività per lo svago e il tempo libero, residenze. Questo tipo di mix funzionale consente di attirare molte fasce diverse di utenti (mezzi di trasporto permettendo), mentre un quartiere esclusivamente residenziale - da alcuni proposto - sarebbe sostanzialmente di chi vi risiede.
L'equilibrio tra le diverse funzioni, compreso un parco a carattere tecnico scientifico (per esempio in collaborazione con l'Orto Botanico, la facoltà di Agraria, o il volontariato degli orti e giardini urbani) può essere risolto solo alla scala fine del progetto urbano, ma può comunque essere oggetto di configurazioni di massima.
L'altra ipotesi su cui si è costruito nel tempo un certo consenso in città è quella di restituire la spiaggia ai napoletani ricostituendo l'intera linea di costa, richiesta sostenuta da migliaia di firme e fatta propria dall'amministrazione. L'alternativa a questa ipotesi, presente anche nella variante vigente, è di affiancare ad una parte di spiaggia recuperata, un progetto di portualità turistica, anche nella forma di polo di eccellenza della nautica da diporto, in particolare della vela, con relative strutture e servizi di accoglienza e approdo. Le due ipotesi non sono equivalenti anche per una ragione molto specifica: la prima implica la rimozione della colmata (preferibile in ogni caso), probabilmente non necessaria nella seconda ipotesi (polo della vela). I napoletani potrebbero pronunciarsi su questo, sapendo che le due scelte modificano le condizioni di equilibrio economico-finanziario per la riqualificazione complessiva dell'area. Che cosa preferiscono i napoletani?
L'amministrazione comunale potrebbe convocare in tempi brevi un "consultazione popolare", ai sensi dell'articolo 19 dello statuto comunale, preparando la consultazione con masterplan alternativi (accompagnati da preventivi di fattibilità), esposti al pubblico e al dibattito affinché ciascuno possa formarsi un'idea e scegliere. Difficilmente il commissario e il soggetto attuatore che saranno nominati dal Governo potrebbero impunemente ignorare una proposta del comune di Napoli - benché consultiva - che goda del consenso della maggioranza dei napoletani.
Il decreto "Sblocca Italia" appena convertito in legge al Senato con le modifiche apportate dalla Camera, nella parte relativa alla riqualificazione di Bagnoli, consente al Comune di Napoli di presentare proposte consultive per il programma di rigenerazione urbana da attuare nell'area. Si tratta evidentemente di un ruolo molto modesto riservato al Comune, che rende assai debole la posizione dell'amministrazione e dei cittadini napoletani nelle scelte che saranno poste in essere per il futuro di una parte strategica della città e dell'area metropolitana. Debolezza aggravata dal fatto che non è stata elaborata nel tempo un'immagine forte e condivisa delle scelte concrete da compiere finalmente per l'area di Coroglio.
Questo limite di confronto, il non aver maturato in modo diffuso e consensuale una visione di futuro per questa parte della città, pesa oggi come un macigno di fronte al precipitare delle procedure e dei tempi di intervento prefigurati dal decreto (ora legge) Sblocca Italia. Il rischio è che i napoletani - e le istituzioni che li rappresentano - siano non solo espropriati del ruolo di primi attori della trasformazione, ma anche della possibilità di incidere sul progetto che sarà realizzato. Sarebbe dunque opportuno mettere in campo quanto prima un evento di comunicazione e consultazione per chiedere ai napoletani cosa desiderano si faccia a Bagnoli, di deciderlo a maggioranza e di far valere questa volontà con il Governo nell'applicazione del decreto convertito. Ciò consentirebbe anche di dare una guida alle bonifiche preliminari da realizzare e alla progettualità diffusa espressa da associazioni e società civile, già fortemente attiva.
Dunque, quali contenuti urbani e quali caratteri imprimere alla riqualificazione di Bagnoli? Non c'è dubbio che uno dei gravi limiti di gestione politico-urbanistica della vicenda ex Ilva, in questi vent'anni, è stata l'impostazione tecnicistica e verticistica delle modalità di intervento, quasi sempre relegate nei termini astratti delle misure, degli indici e dei parametri ammessi dal piano regolatore - discussione incomprensibile ai più - e mai affrontate dal punto di vista delle esigenze urbane, ed eventualmente metropolitane, che a Bagnoli possono trovare una risposta.
Per dare la parola ai napoletani è tuttavia necessario provare prima a chiarire quali siano le principali opzioni in campo, per semplificare il più possibile il quadro delle alternative tra cui scegliere.
Tra le varie ipotesi di cui si è discusso in questi anni, e che appare oggi pienamente acquisita, vi è l'idea di un equilibrio di funzioni diverse per Bagnoli, ovvero di non creare un nuovo quartiere monofunzionale ma un ambiente ricco di stimoli e attività differenti, e che possa vivere per tutto l'arco della giornata. Ciò è giustificato da quanto già esiste: patrimonio culturale e paesaggistico, tradizione produttiva, servizi terziari e ricerca, attività per lo svago e il tempo libero, residenze. Questo tipo di mix funzionale consente di attirare molte fasce diverse di utenti (mezzi di trasporto permettendo), mentre un quartiere esclusivamente residenziale - da alcuni proposto - sarebbe sostanzialmente di chi vi risiede.
L'equilibrio tra le diverse funzioni, compreso un parco a carattere tecnico scientifico (per esempio in collaborazione con l'Orto Botanico, la facoltà di Agraria, o il volontariato degli orti e giardini urbani) può essere risolto solo alla scala fine del progetto urbano, ma può comunque essere oggetto di configurazioni di massima.
L'altra ipotesi su cui si è costruito nel tempo un certo consenso in città è quella di restituire la spiaggia ai napoletani ricostituendo l'intera linea di costa, richiesta sostenuta da migliaia di firme e fatta propria dall'amministrazione. L'alternativa a questa ipotesi, presente anche nella variante vigente, è di affiancare ad una parte di spiaggia recuperata, un progetto di portualità turistica, anche nella forma di polo di eccellenza della nautica da diporto, in particolare della vela, con relative strutture e servizi di accoglienza e approdo. Le due ipotesi non sono equivalenti anche per una ragione molto specifica: la prima implica la rimozione della colmata (preferibile in ogni caso), probabilmente non necessaria nella seconda ipotesi (polo della vela). I napoletani potrebbero pronunciarsi su questo, sapendo che le due scelte modificano le condizioni di equilibrio economico-finanziario per la riqualificazione complessiva dell'area. Che cosa preferiscono i napoletani?
L'amministrazione comunale potrebbe convocare in tempi brevi un "consultazione popolare", ai sensi dell'articolo 19 dello statuto comunale, preparando la consultazione con masterplan alternativi (accompagnati da preventivi di fattibilità), esposti al pubblico e al dibattito affinché ciascuno possa formarsi un'idea e scegliere. Difficilmente il commissario e il soggetto attuatore che saranno nominati dal Governo potrebbero impunemente ignorare una proposta del comune di Napoli - benché consultiva - che goda del consenso della maggioranza dei napoletani.