LETTERA COMPLETA (in grassetto parte non pubblicata)
Le vicissitudini finanziarie e organizzative che colpiscono il Forum universale delle
culture, in programma a Napoli nella primavera del 2013, impongono una riflessione
collettiva e un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, istituzioni e cittadini.
La IV edizione del Forum, dopo quelle di Barcellona, Monterrey (Messico) e Valparaiso
(Cile), è stata assegnata a Napoli nel 2007, ben cinque anni fa. Il Forum, promosso dalla
fondazione omonima con sede a Barcellona, si propone di migliorare la conoscenza
reciproca tra i popoli, soprattutto tra le nuove generazioni, e di migliorare la
consapevolezza comune sui grandi temi della sostenibilità, della pace e della diversità
culturale. Può dunque essere un'ottima occasione, forse più del secondo appuntamento con
la Coppa America, per porre Napoli e la sua cultura millenaria, nel suo slancio verso il
futuro, all'attenzione del mondo.
Certo, le risorse finanziarie sono limitate, e si assottigliano sempre di più. E quelle
poche che saranno mobilitate dovranno produrre risultati duraturi, che restino in
dotazione alla città. Come fare, dunque, di necessità virtù? Che cosa ha Napoli di
veramente unico, in questa fase della sua storia, da raccontare ai visitatori del 2013?
A ben vedere, la città già dispone di una fitta serie di appuntamenti culturali con una
propensione fortemente internazionale. Il primo tra questi è il Napoli Teatro Festival,
attualmente in corso: basterebbe arricchire questo cartellone e concentrarlo nel periodo
del Forum per avere già una buona base di partenza.
A ciò si potrebbero aggiungere altri appuntamenti, come il Napoli Film Festival, o le
attività delle prestigiose istituzioni di alta cultura napoletana, come l'Istituto Studi
Filosofici e le Università, per mettere in campo un programma pensato per il Forum
estremamente ricco e attrattivo per visitatori da tutto il mondo.
L'altro grande spunto di riflessione per l'appuntamento del 2013 potrebbe essere il
meccanismo di democrazia partecipata messo in moto dall'amministrazione comunale,
congiuntamente alla riappropriazione di spazi urbani da parte dei cittadini che si sta
producendo in questi mesi: ricordiamo qui solo le esperienze della Balena all'ex asilo
Filangieri, emblematicamente già sede del Forum, di "Bancarotta" a Bagnoli, e per altri
versi del PAN.
Tali esperienze mettono al centro dell'attenzione le esigenze e le potenzialità di tutti
i quartieri cittadini, che potrebbero proporre attraverso le municipalità, le
associazioni, la cittadinanza attiva e il volontariato diffuso, iniziative da svolgere
per il Forum delle culture.
Ogni quartiere ha una storia, un'identità precisa, un prodotto locale (dall'artigianato
allo slow food) da proporre in molti spazi disponibili, spesso abbandonati, presenti un
po' ovunque a Napoli, che potrebbero restare in funzione come centri di servizi e
creatività anche dopo la chiusura del Forum.
Se si riuscisse a mettere in moto da subito un confronto aperto a tutta la città, e a
mobilitarne le energie, il Forum universale delle culture di Napoli potrebbe essere un
clamoroso successo internazionale.